PAPER F.D.T. CONSULTING - Il Commercio Internazionale tra Crisi e Pandemia
Come noi sappiamo il commercio internazionale è un tipo di commercio, ossia uno scambio di capitale, merce o servizi che si effettua attraverso i confini internazionali. Nella maggior parte dei Paesi, questo tipo di commercio rappresenta una quota significativa del PIL.
Il commercio internazionale fornisce globalmente ai consumatori e alle nazioni la possibilità di essere esposti a nuovi mercati e prodotti. Quasi ogni tipo di prodotto può essere commercializzato sul mercato internazionale: cibo, vestiti, gioielli, valute, azioni, prodotti di industria. Il prodotto che viene venduto nel mercato globale rappresenta una esportazione, mentre quello che viene acquistato dal mercato globale è una importazione. Sia le esportazioni che le importazioni sono contabilizzate nel bilancio di un Paese nota come bilancia commerciale.
L'importanza del commercio internazionale è notevolmente aumentata negli ultimi secoli, avendo forti impatti sulla società, sull'economia e sulla politica. Questo è successo per merito dell'industrializzazione, della tecnologia avanzata nel settore dei trasporti, della globalizzazione, delle multinazionali e dell'esternalizzazione, tutti fattori che hanno contribuito in maniera determinante all'aumento del commercio internazionale. Senza questi fattori e quindi senza il commercio internazionale, il commercio in una nazione sarebbe limitato ai beni e prodotti della stessa nazione, quindi limitato al cosiddetto commercio interno. La differenza tra i due tipi di commercio è che quello internazionale è generalmente più costoso, il che deriva dall'imposizione di tariffe o costi aggiuntivi connessi alle differenze tra Paesi come cultura o sistema giuridico. Un'altra differenza è che i fattori produttivi come il lavoro o il capitale sono più mobili all'interno di un Paese che in due o più Paesi.
Il commercio internazionale è un ramo dell'economia che, insieme alla finanza internazionale, costituisce un ramo più ampio chiamato economia internazionale.I Paesi a economia in via di sviluppo sono quelli che più necessitano di modelli di economia circolare e, allo stesso tempo, di tutela dei diritti poiché l'ordinamento giuridico è a supporto di tutti gli interventi e le politiche strategiche ed attuative, operative caratterizzate da una forte trasparenza dei processi.
Bilancia commerciale e Commercio internazionale
La bilancia commerciale oggi può essere in attivo, quando il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente ingresso netto di capitale monetario nello stato, o in passivo, quando il valore delle importazioni supera il valore delle esportazioni, con conseguente uscita netta di capitale monetario dalla nazione; se invece sono alla pari il bilancio si dice in pareggio. Il saldo della bilancia commerciale tra due Paesi è uno dei fattori che determina il tasso di cambio delle rispettive monete.
L'attività o la passività della bilancia commerciale di un paese è un indicatore fondamentale della sua solidità e della sua ricchezza economica. Un settore che favorisce la bilancia commerciale è il turismo, perché i turisti vanno a sviluppare molti settori dell'economia di un paese e quindi favorisce lo sviluppo della bilancia commerciale.
LA BILANCIA COMMERCIALE ITALIANA
L'economia italiana è un'economia fortemente orientata verso il commercio estero, che è in continuo aumento in quantità e valore da molti anni come volume di scambi commerciali. Benché sia un paese povero di materie prime, la maggior parte degli scambi non riguarda questi beni: anche considerati il petrolio e il gas naturale, che in valore comportano una quota consistente delle importazioni, la maggior parte del movimento commerciale riguarda manufatti e si svolge con Paesi industrializzati.
Principali corrispondenti commerciali dell'Italia sono, ovviamente, i Paesi dell'Unione europea, tanto più dopo gli allargamenti degli anni 2000, seguiti dagli altri Paesi europei (la Svizzera, in primo luogo, poi la Russia). L'aumento recente degli scambi intracomunitari è molto più veloce dell'aumento degli scambi in generale. Tuttavia, i corrispondenti commerciali dell'Italia sono assai diversificati: i Paesi asiatici (soprattutto Giappone, Cina, Turchia, Corea del Sud, Taiwan), l'America settentrionale e l'Africa (soprattutto Libia, Algeria, Sudafrica, Tunisia). Più limitato è l'interscambio con l'America meridionale: in questa zona c'è una storica presenza di grandi gruppi industriali italiani (Fiat, Pirelli, Telecom, Camuzzi, Benetton) che producono però per il mercato interno.
Nell'insieme, per l'importazione le voci più consistenti sono rappresentate da prodotti metalmeccanici, chimici, mezzi di trasporto e materie prime energetiche e non; per l'esportazione, analogamente, i più rilevanti sono i prodotti metalmeccanici, poi tessili e abbigliamento e altri prodotti di consumo, quindi mezzi di trasporto. Nel 2016, per il decimo anno consecutivo da quando il Centro del Commercio Internazionale (agenzia dell'UNCTAD e dell'OMC) di Ginevra ha cominciato la sua indagine, l'Italia si conferma il secondo Paese più competitivo nel commercio mondiale dopo la Germania: il Trade Performance Index 2016, infatti, sulla base di un confronto tra 189 Paesi e 14 settori, assegna all'Italia due primi posti, cinque secondi posti, un terzo posto e un quinto posto per migliore competitività commerciale in altrettanti settori esaminati.
FRANCESCO DI TOMMASO